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COMUNICATO STAMPA

Presentazione al CNR

del Primo Programma Nazionale della Ricerca (Aula Magna 10 gennaio 2001)
 




Il Programma Nazionale della Ricerca che oggi il MURST presenta, dopo l’approvazione del CIPE, nella sua veste definitiva, è allo stesso tempo un coronamento dell’azione di riforma condotta dal Governo e dal Parlamento per ricondurre a sistema la nostra organizzazione di ricerca e l’avvio di una nuova fase delle attività di ricerca del nostro Paese.

Si può essere certi che gli interventi che il PNR prevede, correttamente realizzati, produrranno effetti positivi e di larga portata sullo sviluppo dell’intero "sistema Italia" e sulla sostenibilità della sua crescita.

Per molte ragioni, che credo emergeranno anche nel corso dei vari interventi e nel dibattito, la riforma ed il PNR sono forse fra le iniziative più innovative prodotte dalla stagione di governo inauguratasi dopo le elezioni dell’aprile del ’96.

C’è da augurarsi, anche per il cammino che c’è ancor da percorrere, che si riesca a far intendere il valore ed il significato dei cambiamenti che sono stati introdotti e l’entità dello sforzo che è stato fatto.

Nessuno infatti può nascondersi che nell’affrontare i problemi siamo partiti da una situazione difficile segnata da anni di errori, di disattenzione, di scarsezza di risorse, dalla mancanza di una politica della ricerca dettata dagli interessi generali del Paese.

Malgrado l’esistenza di numerosi luoghi di eccellenza che hanno mantenuto alta, soprattutto in alcuni settori, la tradizione scientifica del nostro Paese, il quadro della ricerca italiana non è stato (e non è ancora) all’altezza delle sue potenzialità.

L’organizzazione pubblica della ricerca si è presentata a lungo come una costellazione di enti impossibilitati ad agire secondo criteri di programmazione, con una quasi totale assenza di coordinamento persino degli indirizzi e degli interventi dei vari Ministeri, con una assoluta mancanza di strumenti per la valutazione dei risultati dei progetti finanziati e delle varie attività.

Nella relazione presentata dal Ministro Berlinguer alla Camera dei Deputati ancora nel 1997 si parlò addirittura della mancanza di una "cultura della valutazione".

Ed assieme a tutto ciò un impiego non sempre oculato delle risorse, una riluttanza delle imprese ad investire in ricerca, una distrazione colpevole verso i problemi della formazione, della valorizzazione del lavoro del personale di ricerca, del reclutamento delle risorse umane.

Sarebbe davvero una grave colpa affermare che tutto questo è stato superato e che il panorama che ci si offre oggi è completamente mutato.

Ma sarebbe altrettanto un errore non prendere atto dei mutamenti che si sono prodotti e non impegnarsi ad utilizzarli pienamente.

Con un insieme di decreti legislativi, sette in tutto, varati in virtù della legge delega n. 59/97 e con il contributo dell’apposita Commissione Bicamerale, in un tempo straordinariamente ristretto, tutto il quadro ordinamentale della ricerca, come dimostra la pubblicazione che vi è stata distribuita, si presenta completamente mutato.

Cambiato è l’assetto del Ministero - ed il suo ruolo sul piano della programmazione e della valutazione dell’attività di ricerca- (ed il lavoro che ha portato alla ideazione ed alla definizione del PNR lo dimostra). Mutato è anche l’assetto dei maggiori enti pubblici di ricerca, la loro capacità di iniziativa, la loro possibilità di instaurare rapporti con il mondo produttivo.

Modificati profondamente sono i criteri e le procedure per il sostegno alla ricerca applicata, le vie di comunicazione e le possibilità di stabilire rapporti fra Università, enti pubblici ed imprese (soprattutto per ciò che riguarda le PMI), e per la nascita di nuove attività.

Va quindi tutto bene? Non è certo così.

Noi per primi al MURST abbiamo consapevolezza che sullo stesso piano normativo esistono ancora dei limiti da superare, regole che abbisognano di integrazione ed anche di correzione; ma ciò che è certo è che il lavoro fatto segna una svolta rispetto al passato e stabilisce una forte evoluzione del sistema che riteniamo irreversibile.

Per attuare completamente il decreto legislativo base della riforma, il 204/98, manca ad esempio la costituzione dell’Assemblea nazionale della Scienza e della Tecnologia (AST) e dei Consigli Scientifici Nazionali (CSN). Per giungere al voto sono insorte infatti difficoltà legate alla formazione degli elenchi del corpo elettorale: un corpo elettorale allargato a tutti i ricercatori e tecnologi degli enti di ricerca dei vari Ministeri, alcuni dei quali hanno tardato a produrre i dati. Posso dire che gli ostacoli sono quasi del tutto superati e che sarà possibile procedere alle elezioni dell’AST e dei CSN entro breve tempo.

In questo senso è davvero significativo lo sforzo che si è potuto produrre per la formulazione e la definizione del PNR.

Il documento che avete davanti agli occhi dimostra che la riforma funziona e si è appena realizzata un’impresa che ieri appariva impossibile: quella di far convergere azioni promosse in passato dai vari Ministeri secondo gli indirizzi più disparati, di accomunare iniziative tenute ieri gelosamente separate, di individuare, con una larga condivisione, obiettivi funzionali, armonici rispetto allo sviluppo sostenibile del Paese.

Lo strumento inedito che oggi viene presentato è frutto della riforma ed è una potente leva per la sua stessa attuazione.

Il prof. Aldo Romano, che è coordinatore del Segretariato istituito come organismo di raccordo tra MURST e CIPE ed è stato uno dei principali artefici della ideazione e della stesura del PNR, ve ne illustrerà gli obiettivi, i contenuti, le finalità a partire dalla volontà di potenziare fortemente la ricerca di base, di creare e mettere in rete centri di eccellenza sino all’avvio per il nostro sistema di nuovi progetti strategici, di nuove misure per il reclutamento di giovani ricercatori, per il recupero di energie operanti all’estero, per la valorizzazione del lavoro di ricerca. Ed insieme all’impulso che si vuole dare ai processi di cooperazione europea di internazionalizzazione del nostro sistema.

Lasciate a me di fare qualche considerazione sul PNR legate alla sfera della politica ed alla politica della ricerca in particolare.

Già dalla formulazione delle "linee guida" il programma ha dimostrato di essere cosa diversa dai documenti governativi del passato; alla sua base c’è infatti un’analisi severa, rigorosa, persino impietosa della situazione.

Ho partecipato a tante indagini parlamentari sulla ricerca per non ricordare come nei documenti ufficiali le situazioni più difficili finissero per trovare rappresentazioni attenuate.

Questa volta non è stato così ed è un primo merito del Ministro Zecchino non avere voluto edulcorazioni, sottovalutazioni delle debolezze del sistema, frasi velate ma una denuncia netta delle condizioni di difficoltà e degli ostacoli. E dati chiari e illuminanti.

Penso che le premesse delle "linee guida" del P.N.R. debbono rimanere il punto di riferimento per ogni azione successiva.

C’è un secondo aspetto che mi preme sottolineare. L’individuazione degli obiettivi di lungo, medio, breve periodo del PNR non nasce da una logica tutta interna al sistema di ricerca, ma è fortemente correlata alle esigenze di sviluppo economico e sociale del Paese in un senso ampio, che investe i problemi della qualità della vita, della tutela dell’ambiente, del clima, della sicurezza, dell’occupazione qualificata, della formazione.

È il programma di un’Italia che vuole progredire non solo economicamente ma intende affrontare questioni nuove ed antiche in un contesto europeo e di pacifica collaborazione internazionale.

È un programma che valorizza certamente università ed enti pubblici ma non si esaurisce (e non si irrigidisce nell’intorno pubblico).

Un programma che tende a trascinare, a promuovere iniziative, partenariato, attività delle imprese secondo lineamenti ed obiettivi di interesse generale.

C’è infine un’altra constatazione "politica" da fare e riguarda la questione delle risorse.

Nel PNR non si delinea soltanto una utilizzazione degli stanziamenti pubblici con una visione più complessiva e metodi più rigorosi che nel passato, ma si esplicita con grande chiarezza un piano finanziario che renda possibile l’attuazione del Programma e consenta di portare, entro un periodo ragionevolmente breve, la percentuale del PIL nazionale impegnata per la ricerca per lo meno al livello della media europea.

Inserire il piano finanziario nelle linee guida è stato un atto politico coraggioso e di grande rilevanza (qualcuno lo ha definito temerario).

Il merito del Ministro non è stato solo quello di proporlo apertamente, ma di impegnarsi a fondo per sostenerlo.

Sarà il Ministro, più propriamente di quanto non possa fare io, a dare un giudizio sul risultato del confronto che il MURST ha sostenuto nella sede del CIPE e del Consiglio dei Ministri sul problema dei finanziamenti.

Mi pare però che davanti alle premesse delle linee guida, alle cifre riportate nel Programma ed alla prospettiva di utilizzare una parte del ricavato della gara per la concessione delle licenze degli UMTS, si possa dire che la risposta che abbiamo avuto non è rispondente alle necessità che abbiamo segnalato e tuttavia essa segna - soprattutto considerando l’emorragia di risorse che si è dovuta impiegare per l’emergenza alluvione - una non irrilevante inversione di tendenza rispetto al decennio che ci lasciamo alle spalle, in cui la quota di PIL destinata alla ricerca anno dopo anno è risultata calante.

Si è aperta una breccia nel muro di incomprensione che ha circondato la ricerca per tanti anni: una breccia da cui potrà passare nei prossimi esercizi finanziari verso la ricerca un flusso intenso e crescente.

Non va trascurato il fatto che questa prima risposta positiva è la conseguenza di una politica di risanamento dei conti pubblici che ha dato in poco tempo risultati strabilianti ed altri potrà darne se si continuerà ad operare con rigore e rettitudine.

Per quanto riguarda più strettamente le scelte operative del PNR, credo che sia da sottolineare con forza il suo carattere aggiuntivo rispetto ai programmi ordinari degli Enti che potranno così potenziare le loro attività.

Il PNR, soprattutto in questa fase iniziale, non poteva abbracciare tutte le attività del sistema, bloccare iniziative in corso, mettere in discussione tutti i meccanismi di spesa.

Sarebbe stata la paralisi ed un irrigidimento di tutti i rapporti.

Siamo certi che i programmi strategici e complessivamente le misure aggiuntive proposte creeranno un circolo virtuoso che aumenterà lo spirito di emulazione e la produttività del sistema.

Spetta alla comunità scientifica utilizzare a pieno non solo le opportunità del PNR, ma le risorse che esso libera per l’attività ordinaria e proporre aggiornamenti, nuovi progetti, obiettivi più maturi ed ambiziosi.

Spetta alle imprese intendere, assieme alle opportunità che si offrono direttamente ad esse con il PNR ed a quelle che offre un sistema pubblico della ricerca rinnovato, le aspettative del Paese nella sfida globale in cui si è tutti impegnati senza indulgere in vecchi criteri e contare su fattori che risultano superati.

Il varo del PNR ha fatto circolare anche nel CIPE uno spirito nuovo.

Pensiamo sia stato acquisito più che nel passato il concetto che puntare sull’innovazione senza potenziare la ricerca o risulta impresa vana o può significare, davanti ai processi di globalizzazione, accrescere la sudditanza tecnologica del Paese al CIPE.

Nei vari passaggi del PNR, dalla Commissione Ricerca, a cui ha voluto partecipare personalmente il Ministro, sino alle riunioni plenarie, dopo una prima fase di attenzione ma con un certo "distacco" si è sviluppata una intensa collaborazione dei vari Ministeri ed è emerso anche il serio impegno di molti rappresentanti del Governo e di molti funzionari (in particolare i dirigenti del Tesoro e voglio segnalarne, per il suo contributo particolarmente prezioso, uno per tutti, il dott. Masi).

Mi pare sia mio dovere concludere, segnalando davanti a tutti voi il ruolo eccellente, pienamente rispondente alla filosofia della riforma, che è stato svolto nella formulazione del PNR dai componenti del CEPR, l’organo di consulenza per la programmazione insediato presso il MURST e del Segretariato, anello di congiunzione fra MURST e CIPE.

Va infine sottolineato (come fa il Ministro nel libro) che il Ministero in alcuni suoi dirigenti, con in testa il direttore Criscuoli, ha dato prova di grande sensibilità, elasticità, intelligenza nell’affrontare il difficile compito della consultazione e del lavoro in comune con i rappresentanti di altre Amministrazioni.

Anche in questa direzione di marcia la riforma è servita a valorizzare energie ed esperienze costrette a segnare il passo ed ad interpretare in passato ruoli di pura vigilanza e di amministrazione routinaria.

Davanti a noi, davanti a chi effettivamente si occuperà della realizzazione del PNR, nella nuova fase che si è aperta – e che accresce la responsabilità di ognuno e dello stesso Ministero – si pone il grande compito di gestire i progetti, le azioni, gli interventi mirati che il Programma propone.

Di passare cioè dalla ideazione strategica e dall’iter istituzionale ai fatti concreti.

Si tratta di individuare meccanismi di gestione dei programmi agili e congegnati soprattutto sul contributo di alte personalità della scienza, sull’apporto di specifiche competenze, di fare leva sugli Enti e sulle università, partendo dal loro ricco patrimonio di esperienze, senza appiattire il PNR su di essi e nel contempo senza lederne l’autonomia, esaltandone le funzioni e la funzionalità ma promuovendo la creazione di una forte corrente di trascinamento e di integrazione con l’attività delle imprese che vogliono partecipare all’attuazione del PNR.

C’è un grande spazio per l’attività del Ministero, di tutti i suoi organi di programmazione, per l’azione del CIVR e dei Comitati di valutazione costituitisi in seno agli Enti, per i gruppi di ricerca dentro e fuori dell’Università.

È un lavoro che ha certo bisogno di stimoli, di confronti, di impegno ma ha anche la necessità di essere sorretto da una forte attenzione, anche critica, di tutta la comunità scientifica, della pubblica opinione, dei mezzi di informazione.

Mi auguro che questo lavoro non abbia a subire contraccolpi e che possa proseguire con determinazione e con equilibrio, come è avvenuto in questa legislatura in cui si è finalmente intravista e consolidata una linea di politica della ricerca avanzata e coerente con gli interessi generali del Paese e che si è perseguita con continuità.

Lasciatemi infine cogliere questa occasione per ringraziare il Ministro per il modo aperto, impegnato, lungimirante in cui ha saputo interpretare le esigenze di novità del mondo scientifico italiano ed ha voluto instaurare rapporti di fiducia con i suoi collaboratori, ha dato in maniera politicamente molto corretta, insolita per lo più al nostro sistema, a chi vi parla la possibilità di svolgere il suo ruolo e di partecipare ad una impresa certamente di progresso per il Paese che va ascritta a suo grande merito. Una forte, illuminata iniziativa che ha già ottenuto risultati tra i più qualificati e qualificanti dell’azione del governo di centrosinistra e che mi auguro possa proseguire a lungo anche in futuro.

Antonino Cuffaro


10 gennaio 2000

 
   

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